FIAT 500 Topolino | Vintage
Testo Roberto Marrone / Foto Alessandro Marrone
È un sabato mattina d’estate e le strade della riviera ligure sono ancora invase da turisti alla ricerca di un parcheggio in quelle che a tutti gli effetti potrebbero essere le ultime giornate di caldo sole. Sopra la testa neppure una nuvola, mentre in strada il traffico sembra avvolgerci e schiacciarci, stretti nel piccolo ma sorprendentemente confortevole abitacolo della FIAT dell’amico Silvano. Nessuno è impassibile al fascino di un’auto d’epoca, ma quando incarna un importante pezzo di storia del proprio paese assume un fascino condiviso, come se tutti facessero parte della sua storia e viceversa. Seduti a pochi centimetri da terra, anche la più piccola delle utilitarie contemporanee sembra una creatura gigante, un gatto che osservandoti incuriosito gioca con te quasi come se fossi un topo, anzi una Topolino.



Torniamo indietro nel tempo di quasi cento anni, fino al 1930, quando Benito Mussolini chiese al senatore Giovanni Agnelli di produrre un’automobile che potesse motorizzare il paese. Doveva essere pratica ed economica, per la precisione non superare il costo di 5.000 lire. Il delicato incarico assumeva dunque un ruolo fondamentale per la società e Agnelli coinvolse numerose figure chiave di FIAT in quella che fu la prima ma sfortunata realizzazione di un prototipo “tutto-avanti” (all’epoca inteso come motore all’anteriore) che durante un test al Lingotto svoltosi nel 1931 costrinse lo stesso Agnelli a saltare fuori dall’abitacolo maledicendo l’incendio improvviso forse causato da una semplice fuoriuscita di benzina. Questo portò all’immediato licenziamento del progettista Oreste Lardone. Trascorse un anno senza sostanziali novità e nel 1935 Mussolini ricorda ad Agnelli l’incarico affidatogli.

A quel punto il difficile compito venne affidato al giovane ingegnere Dante Giacosa, il quale aveva assistito Antonio Fessia nella progettazione della Balilla. Le difficoltà erano molteplici, soprattutto per il fatto che si sarebbe dovuto convincere Agnelli che la teoria del “tutto-avanti” non fosse affatto sbagliata. La trazione era chiaramente sull’asse posteriore. Giacosa si mise subito al lavoro e partendo dal progetto Balilla ne realizzò una versione in dimensioni ridotte, il tutto al fine di risparmiare in termini di peso e quindi costi di realizzazione e gestione. Così nacque la FIAT 500, battezzata in questo modo per via delle dimensioni del propulsore. Un nome tanto semplice quanto esplicativo, a dimostrazione che le volontà del Duce erano state assecondate e che gli italiani avrebbero avuto un’auto economica. La 500 A venne subito soprannominata Topolino per via delle sue somiglianze al celebre personaggio della Disney, aumentando così ulteriormente quella percezione universale di auto simpatica e in grado di motorizzare le famiglie.





È tutto un altro mondo qui dentro e il poco spazio che apparentemente viene condiviso dai due occupanti – nonostante questo specifico esemplare sia stato erroneamente omologato per quattro – è più di quanto si possa pensare. Il motore frulla e trasmette vibrazioni allo sterzo, duro in manovra, ma in grado di alleggerirsi una volta in movimento. Le piccole ruote gommate con gli stessi pneumatici della Citroen 2CV (dato che quelli della Topolino sembrano impossibili da reperire) leggono gli input di Silvano, saltellando quasi alla minima asperità dato anche il ridotto peso di poco più di mezza tonnellata. Questa 500 A Topolino è del giugno del 1938 ed è equipaggiata con un motore 4 cilindri a testa piatta con valvole laterali. Si tratta di un telaio corto a mezza balestra e in versione Trasformabile (ovvero con tettuccio in vinile apribile) che contribuisce a mantenere le dimensioni estremamente ridotte, tuttavia donando un colpo d’occhio inconfondibile, soprattutto grazie alla carrozzeria bicolore amaranto e nera, quella forse più iconica per il modello.

La Topolino si divincola nel traffico, anche se non è certo semplice da condurre. La trasmissione ha 4 rapporti, di cui prima e seconda non sincronizzate. Occorre abituarsi ad uno stile di guida completamente differente a quanto siamo abituati con le auto di oggi, ma il piacere di sentire gli innesti meccanici che muovono la piccola FIAT è impagabile. È come una macchina del tempo che ci porta indietro di quasi un secolo, in un mondo dove la mobilità era ancora agli albori e rappresentava un nuovo tipo di libertà di movimento. Il motore è un 569cc ed è posizionato anteriormente e molto in basso, con un radiatore posto dietro e rialzato che assume un funzionamento detto a termosifone proprio per via della particolare circolazione dell’acqua: quella calda sale per poi raffreddarsi scendendo attraverso il radiatore raffreddando così il motore. I cavalli erogati sono 13 e la velocità massima è di 85 km/h. E fidatevi che seduti e stretti al suo interno sembrano pure troppi.







La caratteristica che però rende questa particolare Topolino ancora più speciale è il fatto che sia stata interamente restaurata dallo stesso Silvano dopo averla scovata in stato di abbandono. Così, dopo aver preso accordi con il precedente e anziano proprietario, viene acquistata per pochi spiccioli e preparata per un restauro totale che durerà per molto tempo, sia per diluire i costi, sia per via degli ovvi impegni di lavoro che lasciavano poco tempo da dedicare alla fase di restauro. Grazie alle sue capacità meccaniche il lavoro viene svolto meticolosamente, smontando e trattando ogni particolare. Persino la carrozzeria è stata approntata e lavorata da lui stesso, andando a sostituire fondi e sottoporte. La verniciatura è proprio il colore amaranto n.127 originale, curiosamente approntata durante una calda estate sotto un pergolato del suo orto, dove ha sistemato dei teli di plastica e con l’aiuto di un compressore a scoppio ha riportato allo splendore originale la piccola Topolino.




Indugio nell’osservare soluzioni sorprendenti, come la cartina per misurare il livello del carburante o l’astina dell’olio che viene estratta da un cilindro cromato. Il cofano motore si apre sganciando i due perni posti ai lati, esattamente come il tettuccio in vinile. Sono interessanti le alette parasole trasparenti, che evitano di essere accecati dal sole, senza però togliere visibilità alla guida. Ci sono poi i due pannelli con feritoie apribili e utili per accedere al serbatoio, senza dimenticarsi dell’aria condizionata dell’epoca, ovvero due sportellini che aprendosi fanno entrare aria dall’esterno direttamente in abitacolo, all’altezza delle ginocchia, soluzioni che profumano di passato e che oggi vengono guardati con stupore e simpatia.

Per quanto riguarda gli interni ha utilizzato un tessuto simile a quello originale, con la moglie a prendersi cura delle cuciture, altro valore aggiunto in un oggetto che pian piano assume il valore di tesoro famigliare e non soltanto di automobile d’epoca prossima ad essere riportata allo splendore originale. Obbligatorio invece applicare fanalini e indicatori di direzione, indispensabili per la revisione e l’immatricolazione. Passano i giorni, i mesi e gli anni e finalmente la 500 A Topolino di Silvano torna su strada ed è pronta a muovere i primi chilometri dopo quasi un secolo dalla sua nascita nel lontano giugno 1938. E così attraversiamo il centro città e siamo a tutti gli effetti una calamita per gli sguardi di tutti. Sembra quasi che il mondo si fermi per un istante, stupito nel vedere un oggetto così fuori dal tempo e che con la sua simpatia strappa un sorriso a tutti.



Incuriosisce i più giovani e porta alla mente il passato in chi ha più di qualche capello bianco in testa. Io e Silvano costeggiamo il mare in direzione di un luogo tranquillo per scattare qualche fotografia, con la consapevolezza che non potremo percorrere centinaia di chilometri, ma ognuno di quelli sarà condito dalla consapevolezza di guidare un prezioso pezzo di storia d’Italia. La Topolino non è una semplice auto d’epoca, è un’icona, un simbolo. Silvano stringe il volante con la fierezza di chi si è preso cura di ogni più piccolo bullone del motore. Il valore sentimentale che si prova verso un’auto viene così portato al massimo, perché il legame creato va oltre il semplice possesso. E questa Topolino lo sa bene e non vuole fare altro che essere guidata come avrà fatto quasi cento anni or sono su chissà quali strade e in quali occasioni. Per questo ringraziamo Silvano e gli porgiamo i nostri sentiti complimenti.

