Fiat Balilla Garavini| Vintage
ESCLUSIVA CABRIOLET ANNI 30
Testo di Remigio Camilla / Foto di Alessandro Marrone
Nel 1932 la FIAT presenta al Salone dell’Automobile di Milano la “Balilla”, una berlina a due porte, quattro posti con un motore a benzina di soli 995 cc, cambio a tre rapporti non sincronizzati, più retromarcia, il cui vero nome o sigla è 508.
Il modello ottiene subito moltissimi consensi e la Fiat stessa propone a listino la nuova vettura in versioni diversificate, Spyder, Spyder Sport, Berlinetta MM, Torpedo Civile e Coloniale ed anche camioncino. Nonostante tutte queste versioni, molti telai vengono inviati ai carrozzieri i quali a loro volta li interpretano e li personalizzano soprattutto in base alle richieste della clientela, determinando un fenomeno nuovo, in quanto sino a quel momento i carrozzieri avevano vestito solo telai di auto di grossa cilindrata e di prestigio.
Molti di questi telai arriveranno alla Carrozzeria Garavini, fondata nel 1908 a Torino ed ubicata in via Regina Margherita, specializzata nella realizzazione di auto di gran lusso molto apprezzate per la loro eleganza, le pregiate rifiniture ed al contempo per la loro praticità di utilizzo. Soprattutto negli anni 30 caratterizzati dall’Art Decò, la Carrozzeria Garavini, applica alcuni concetti estetici di questa importante corrente artistica alle auto da realizzare, utilizza materiali di pregio lavorati con grande maestria per gli interni e finiture cromatiche per l’esterno sempre eleganti, raffinate e di grande impatto estetico.
Molti anche gli accorgimenti tecnici brevettati per migliorare il confort e la praticità d’uso delle auto realizzate, tra questi il sistema di apertura e chiusura della capotta nei modelli spyder, cabriolet e torpedo, attraverso sistemi di bilanciamento e contrappesi. Il brevetto però più famoso ed importante, che aveva destato molto interesse quando fu presentato per la prima volta al Salone dell’Auto di Milano nel 1927, era l’aver inserito dei tamponi elastici tra carrozzeria e telaio all’epoca ancora scarsamente rigido, con la funzione di assorbire vibrazioni e sollecitazioni trasmesse alla carrozzeria, spesso causa di lesioni o fratture alla stessa, complice il precario fondo stradale del tempo. Tale brevetto era denominato “Plumelastica” se applicato su una carrozzeria con struttura in legno come nel caso della FIAT Balilla di questo servizio, oppure “Plumacciaio” se applicato su carrozzerie con struttura interamente in metallo.
La Garavini presentata in queste pagine è una FIAT 508 Balilla del 1934 in versione Cabriolet, quindi corrispondente alla seconda serie con cambio a quattro marce, l’attuale proprietario la scopre nel 1961 in precarie condizioni, ma completa di tutto, presso uno sfasciacarrozze non molto lontano dalla propria abitazione. La salva dalla demolizione e nel tempo pazientemente e sapientemente la restaura ed oggi la Balilla si presenta in splendide condizioni. Il fascino e l’eleganza di questa auto attraggono immediatamente per alcuni particolari estetici della carrozzeria. Il colore nero assoluto come scelta monocromatica, estesa anche ai fanali ed ai cerchi delle ruote che sono in lamiera e non a raggi, in netto contrasto con la capotta in tela molto chiara e la snellezza del cofano motore, ottenuti eliminando lo spessore laterale cromato della calandra radiatore tipico di tutte le Balilla, recuperandolo sempre in nero, per allungare il cofano motore. Le scelte estetiche nella vista laterale non cedono spazio ad inutili decorazioni o cromature, rendendo la vettura esteticamente pulita ed al contempo raffinata e tipicamente anni 30.
Alla base del cofano motore subito sopra la linea della pedana, trovano posto uno per lato, il logo rettangolare realizzato in ottone smaltato, con la scritta “Garavini” posta su fascia nera trasversale e posizionata su sfondo rosso sul quale trova spazio la scritta “Torino” in orizzontale sul lato corto del logo.
La capotta, coperta da brevetto Garavini per la semplicità di apertura, il cui numero è riportato sui montanti laterali della stessa su apposita fascia verticale in alluminio lucido accanto ai finestrini discendente, è realizzata in tre starti sovrapposti e distinti fra di loro per materiali differenziati. Il primo esterno di finitura in tela impermeabile di colore molto chiaro, il centrale di coibentazione e fono assorbente al tichettio della pioggia, il terzo in morbido panno di finitura all’interno. Di pregio e rara per l’epoca, la luce di cortesia per illuminazione interna, inserita nella capotta apribile, posta alle spalle del sedile posteriore.
Il parabrezza anteriore leggermente inclinato indietro è incernierato superiormente in modo tale da permetterne l’apertura basculante, per offrire una buona ventilazione interna nella stagione calda quando si viaggia a vettura chiusa ed è dotato di tergicristallo a due spazzole.
L’interno è realizzato con la stessa raffinatezza che caratterizza l’esterno, il cruscotto è interamente in legno con tre strumenti circolari, il contachilometri con velocità sino a 120 (anche se quella reale è di 80), il manometro olio, l’orologio posto sullo sportello del piccolo vano porta guanti, al centro un vano tondo come sul modello di serie, con la chiave per il contatto elettrico e la levetta per il devio luci. Alla base sono posizionati in modo simmetrico le due manopole in bachelite bianca, per la messa in moto e l’arricchitore per la partenze a freddo, sempre nello stesso colore e materiale il pomello della leva del cambio ed il volante
I sedili anteriori e quello posteriore dotato di braccioli laterali, così come i rivestimenti laterali ed i pannelli delle portiere, sono realizzati in pelle in un colore bluette scuro, tale da creare un piacevole stacco con il colore nero della carrozzeria, senza però troppo contrastare. Un profilo in legno della stessa essenza del cruscotto, rifinisce nella parte superiore alla base dei finestrini le due portiere, i cui pannelli di rivestimento in pelle sono dotati di un’ampia tasca porta documenti. Il cielo della capotta è in panno grigio chiaro e la sua apertura avviene facendo scorrere due piccole manopole cromate tonde poste sui due lati della stessa. Quando ci si trova seduti all’interno e la si osserva, non si ha la percezione di essere su una cabriolet, in quanto sia la struttura del telaio che la sostiene ed i comandi per la sua apertura sono totalmente nascosti, merito della qualità del progetto e della realizzazione veramente elevata, pari a quella di vetture di grande prestigio.
L’accesso al divanetto posteriore è facilitato dal ribaltamento degli schienali anteriori e dalle portiere di ampia apertura e dimensione, prive di montanti o cornici intorno ai vetri discendenti. Lo schienale posteriore è inoltre ribaltabile in avanti, permettendo così l’accesso al piccolo vano bagagli, dove possono trovare spazio alcune borse o una valigia. La cura con cui è realizzato l’interno, la si può osservare anche nei piccoli, ma importanti particolari, come la forma dei pomelli di comando in bachelite bianca, il volante bianco a tre razze realizzate ognuna da quattro sottili stanghette metalliche non parallele ma a V, dalle maniglie di apertura delle portiere, o la maniglia di comando del vetro discendente, nulla di scontato e nulla in comune con la 508 di serie.
L’accesso al vano motore avviene sollevando, a seconda delle esigenze, una delle due ali ripiegabili che formano il volume stesso del vano motore, incernierate centralmente e superiormente.
Interessante è lo scoprire che l’auto è dotata di radiatore acqua motore con massa radiante a nido d’ape, tipico della prima serie e non della seconda. Difficile stabilire se il telaio sia quello reale della prima serie a tre marce, quale giacenza di magazzino, al quale è stato montato il cambio a quattro marce, o se il telaio è effettivamente della seconda serie al quale nel tempo per qualche motivo sia stato sostituito il radiatore originario. Attualmente non sono state fatte ricerche presso archivio storico Fiat o Balilla in tal senso dall’attuale proprietario. Il vano motore appare molto ampio con tutti i suoi componenti ben evidenziati, il piccolo blocco motore a quattro cilindri in linea di appena 12 cv fiscali, il filtro aria cilindrico e verticale, lo spinterogeno, il radiatore con la ventola a quattro pale. Tutto è molto semplice, non esiste la pompa dell’acqua, la sua circolazione non è forzata ma a termosifone, manca la pompa della benzina, perchè l’alimentazione al carburatore avviene per caduta dal serbatoio posto nella parte alta del vano motore. Di forma cilindrica è posto orizzontalmente e fissato alla parete taglia fiamma che la separa dall’abitacolo tramite due bretelle metalliche, che lo sostengono come uno zainetto, sul cui fianco sinistro osservandolo frontalmente, trova spazio un vano per agli attrezzi di sollevamento dell’auto e per il cambio ruota, oltre all’alloggiamento per la latta dell’olio motore FIAT dell’epoca. Il sistema di ancoraggio permette un facile smontaggio e manutenzione del serbatoio, soprattutto all’epoca quando le benzine lasciavano molti depositi e spesso occorreva pulirlo.
La piccola cilindrata del motore con pochi cavalli fiscali, la semplice e robusta meccanica, la facile manutenzione ed una buona velocità di crociera per l’epoca, avevano determinato con una certa facilità il successo e la diffusione della Balilla. L’auto non era proprio alla portata di tutti, ma sicuramente di molti italiani, grazie anche alla opportunità di poterla acquistare per la prima volta a rate ed alle nuove norme fiscali che il governo Fascista aveva emanato per le auto utilitarie che rientravano nei 12 cv fiscali. Interessante a livello pubblicitario, è un breve cartone animato fatto produrre dalla Fiat dal titolo “Non è più un sogno”, dove vengono evidenziati tutti gli aspetti positivi della nuova 508: esenzione dal pagamento del bollo, rateizzazione d’acquisto, abitabilità per quattro persone, bassi consumi e facile manutenzione. Alla fine del filmato un’immagine a tutto schermo ritrae un giovane ragazzo in divisa fascista, che tiene sul palmo della mano la piccola vettura simboleggiando il lancio della Balilla, ad imitazione del giovane genovese Gianbattista Perasso nell’atto di lanciare il sasso contro un drappello di soldati Austriaci, dando così l’avvio all’insurrezione di Genova contro gli invasori. Tra gli accessori dell’epoca, ma in vendita anche oggi, la statuetta cromata da posizionare sulla cima del radiatore, che ritrae il “balilla” genovese nell’atto di lanciare il sasso e dal quale la nuova vettura ne tre anche il nome.
Garavini diviene negli anni 30 uno dei maggiori e rinomati Carrozzieri Torinesi che meglio hanno interpretato e vestito il piccolo telaio della giovane FIAT 508 Balilla.