Questa Alfa Romeo Giulietta Spider è un Autentico Tesoro di Famiglia | Vintage
ALFA ROMEO GIULIETTA SPIDER
Testo Remigio Camilla / Foto Alessandro Marrone
Il nome Giulietta evoca immediatamente l’immagine femminile creata da Shakespeare, una delle storie d’amore più famose al mondo e credo che mai nome fu così azzeccato per un’auto. Sì perché non dimentichiamoci che l’auto è donna. Quando all’inizio del secolo scorso, comparvero sulle strade le prime vetture, vi fu subito un grande dibattito per chiarire quale fosse il suo sesso. I Futuristi la volevano maschio perché di acciaio, forte, potente e rombante, ma alla fine il Sommo Vate Gabriele D’Annunzio, amante delle auto, dei motori, della velocità e delle belle donne, la definì Femmina, per la bellezza delle sue forme, per l’eleganza e per il fascino che sapeva emanare. Sarà anche per questo motivo che l’automobile è stata dalla sua invenzione sino ad oggi l’oggetto più desiderato ed amato dell’uomo, quindi l’Alfa Romeo Giulietta come auto, poteva veramente rappresentare l’archetipo di amore perfetto per l’utenza maschile.
Ma all’Alfa Romeo, come si giunse a definire questo nome per il nuovo modello messo in produzione nel 1955? Esistono alcune ipotesi, che però non hanno un legame diretto con l’opera Shakespeariana. Uno degli aneddoti narrati, fa riferimento a una cena offerta dal concessionario francese in occasione del Salone dell’automobile di Parigi, ad gruppo di dirigenti Alfa Romeo in occasione della presentazione al pubblico della Giulietta. Quella sera, nel locale dove si svolgeva la cena, si esibiva un principe russo purtroppo decaduto ma dalla piacevole verve umoristica, che per sbarcare il cosiddetto lunario si esibiva nei locali narrando e decantando filastrocche e poemi burleschi. Pare che in quella occasione, vedendo il gruppo dei dirigenti, tutti uomini con atteggiamento serio ed imperturbabile, avesse pronunciato poeticamente la seguente frase: “Vedo otto Romei, ma nessuna Giulietta”.
Al loro rientro in Italia, i dirigenti presenti alla cena, nel corso della riunione per definire il nome commerciale della nuova auto, raccontarono l’episodio e la scelta fu immediata – Giulietta – ispirato non dall’opera shakespeariana, ma dal decaduto principe russo. Un altro aneddoto potrebbe essere quello legato al nome del primo proprietario dell’Alfa Romeo, l’Ing. Romeo, in questo caso romanticamente unito al celebre personaggio di Shakespeare.
Con la Giulietta, la casa automobilistica di Arese uscì da una produzione ancora artigianale e venne proiettata in una dimensione industriale che permetteva una produzione di circa 200 vetture al giorno. Fu un’auto molto amata dagli italiani in tutte le sue versioni, per il motore di soli 1.300 cc che garantiva grandi prestazioni, bassi consumi e offriva grande tenuta di strada, sportività e un’ottima frenata. Inoltre era molto affidabile, quindi dotata di qualità di primordine. Oggi, tra gli appassionati di auto d’epoca, la Giulietta rimane sempre un’auto molto ricercata e ambita. Tra le versioni realizzate, credo che quella che esprima maggiormente il concetto di femminilità per l’eleganza ed il fascino delle sue forme, sia proprio la Spider di Pininfarina.
La bellezza della sua linea è opera di Franco Martinengo, Designer Pininfarina che trova ispirazione nella Lancia Aurelia B24 alla quale aveva collaborato per la realizzazione. Gli elementi maggiormente riconoscibili, seppur con dimensioni e proporzioni diverse, li ritroviamo nei quattro prospetti dell’auto, nelle fiancate, nella sezione di coda – che rimane l’elemento più riconoscibile e sovrapponibile – e nel frontale. Il prototipo iniziale si ricollegava moltissimo alla B24 prima serie, in quanto era molto roadster, con il parabrezza anteriore avvolgente, niente vetri alle portiere – se non quelli scorrevoli applicabili – così come il cruscotto che in origine presentava uno strumento centrale circolare rialzato rispetto all’andamento orizzontale della plancia e verniciato nella stessa tinta della carrozzeria.
La versione definitiva abbandona il parabrezza avvolgente e non addotta ancora i deflettori, anche se alcuni esemplari della prima serie ne sono dotati, mentre le porte hanno vetri discendenti. Nel 1956 è possibile che alla Pininfarina, iniziandone la produzione, abbiano deciso di modificare la B24 con queste caratteristiche eliminando il parabrezza anteriore avvolgente ed adottando le portiere con vetri discendenti, allineandosi stilisticamente con la nuova Giulietta Spider. La prima serie priva di deflettore viene anche definita a passo corto, differenziandosi dalla II serie, definita passo lungo, in quanto lo stesso viene aumentato di 50 mm, incontrando al tempo severe critiche. Oggi se non si è a conoscenza di questo particolare è difficile rendersene conto e l’unico elemento di riconoscimento è costituito dalla presenza del deflettore. L’aumento del passo si era reso necessario per uniformarsi alle due nuove versioni, Sprint Speciale di Bertone e Sprint Zagato, che venivano ad affiancarsi ai modelli già in commercio.
Nei primissimi esemplari della Spider, come sulla Sprint, il cambio al volante è Borg-Warner, ma il comando verrà subito spostato a pavimento perché più sportivo, mentre solo in un secondo momento verrà adottato il cambio “Tipo Porsche”. La Spider presentata in queste pagine è stata già oggetto di una precedente pubblicazione su questa rivista ed appartiene alla III serie, immatricolata nell’agosto del 1961, un ottimo mese per godersi pienamente la capote aperta. Ha appena compiuto 60 anni e si mostra in splendida forma, essendo oltretutto giustamente considerata il tesoro di famiglia.
Il nostro precedente articolo – comparso sul numero 14 del febbraio 2014 – è un piacevole ricordo di Angelo, il precedente proprietario, appassionato di auto e motori che da giovane ne possedeva una. Poi, con il matrimonio e l’arrivo delle due figlie si trova costretto a vendere in favore di un’auto che potesse rispondere meglio alle nuove esigenze di famiglia. Il ricordo e l’amore per la sua Giulietta Spider però non lo hanno mai abbandonato e nel 1997 decide che era il momento di ritornare alla sua passione giovanile, alle soddisfazioni ed al piacere che la Giulietta Spider avevano offerto a lui e Marisa, la sua fidanzata, poi divenuta moglie. Decide insieme al genero Marco, appassionato pure lui di auto e moto d’epoca, di trovarne una che potesse costituire una buona base per un buon restauro. La ricerca si rivela molto fortunata, perché ne trovano una in quel di Albenga, non distante dal loro luogo di residenza. Inizia così il lungo e meticoloso restauro della carrozzeria, dell’interno e la ricerca di tutti quei particolari non corretti in relazione al modello, sino a portare la Giulietta all’originario splendore e ad ottenere l’omologazione ASI nell’anno 2000.
Purtroppo Angelo potrà godersela poco, ma la Giulietta rimane gelosamente custodita, perché la famiglia ci tiene a ribadire – come in una famosa pubblicità – che la passione non è un possesso, la si custodisce per poi poterla tramandare. La Spider di Angelo è stata protagonista e compagna di momenti importanti di vita, diventando “Storia Famigliare” e tramandata attraverso quattro generazioni. Marco ha accompagnato la figlia all’altare con la Giulietta Spider ed oggi sul sedile anteriore al posto di guida si è iniziato a sedere il pronipote di Angelo, per iniziarlo alla passione e all’amore per questo tesoro di famiglia, assicurandone la continuità.
Dal precedente articolo sono trascorsi 7 anni e la Giulietta,come detto sopra, ha compiuto 60 anni e per l’occasione le sono state dedicate alcune attenzioni e cure particolari per poterle assicurarle tanti altri anni d’amore e soddisfazioni. Gli interventi più importanti sono stati rivolti alla meccanica, è stata rifatta la testata con le valvole per poter utilizzare senza danni le attuali benzine, il carburatore doppio corpo è stato completamente revisionato, come pure la dinamo. Sono stati sostituiti gli ammortizzatori e montate gomme nuove, nonché revisionati i quattro freni a tamburo, per poter continuare a garantire viaggi in sicurezza. Per un ritocco alla sua bellezza, sono state infine sostituite le borchie ruota cromate con al centro il logo Alfa in campo nero ed eseguita una accurata pulizia generale.
Mi è parso a questo punto interessante avere da parte di Marco le sue personali impressioni di guida. “La Giulietta è un vero “giocattolino”, facile da guidare, molto diretta nelle reazioni, elementi importanti per divertirsi sulle belle strade liguri, al sole e con l’aria sul viso. Il volante ha una corona sottile ed è conveniente utilizzare i guanti durante la guida per avere una presa salda, il freno a leva non è del tipo convenzionale tra i sedili, ma è posizionato sottoplancia, risultando un pochino scomodo perché costringe a piegarsi in avanti per poterlo azionare. Il cambio è abbastanza preciso, malgrado l’escursione della leva sia lunga rispetto alle auto moderne, occorre però non appoggiare la mano sul pomello del cambio nella posizione prima e terza perché in questo modo si fa saltare la marcia. Non è particolarmente comoda, i sedili sono piccoli e poco imbottiti, già negli anni 60 venivano spesso sostituiti, mentre l’assetto è piuttosto rigido, da vera sportiva. Il bagagliaio non è enorme ma permette di poter sistemare una valigia di medie dimensioni ed altre piccole cose, mentre la capote è meglio lasciarla ripiegata per bene dove si trova, nell’apposito vano dietro gli schienali dei sedili.
La Giulietta Spider è una vettura amichevole, che offre sensazioni ed emozioni amplificate dalla costante guida en plein air, l’ideale quando si desidera rilassare corpo e mentre su qualche strada panoramica. Nonostante un’inclinazione alla guida in souplesse, la Spider sa perfettamente come aumentare l’adrenalina all’interno del proprio abitacolo, come quanto si tira sino a 4.000 o 5.000 giri e il sound del motore è in grado di riempire le orecchie della piacevole tonalità di un bialbero di 60 anni fa, con la possibilità di una scodinzolata in curva con relativo sorriso stampato in volto. Occorre mettere in conto che spesso qualcuno si affiancherà o si fermerà accanto per guardarla e fare i complimenti: alla Giulietta, non al guidatore ovviamente, ma devo ammettere che Lei è probabilmente invecchiata meglio di me”.