Mitsubishi Lancer Evo: L’Auto da Rally per Giorni Migliori
Testo Matteo Lavazza / Foto Mitsubishi Motors
Il più grande rammarico per le future generazioni sarà la totale assenza di auto capaci di essere subito riconoscibili solo grazie al sound, anche a chilometri di distanza. Abbiamo superato da tempo la fase del “suonano tutte uguali” e siamo letteralmente nel tunnel del sibilo elettrico, mentre intanto ripenso a due tra le più rappresentative sportive giapponesi che abbiano mai calcato il pianeta Terra. L’eterna diatriba Subaru vs Mitsubishi è andata avanti per decenni, con la casa delle Pleiadi che alla fine sembrava averla spuntata, proseguendo con la produzione dell’iconica Impreza WRX STI – peraltro nominata soltanto WRX STI, almeno per quanto riguarda l’ultima generazione – se non fosse che poco dopo si sia arresa alla schiacciante domanda di crossover e SUV, i quali del resto non avrebbero escluso la produzione di una berlina sportiva, ma tant’è..
Oggi non sono qui per parlare di Subaru, ma di un brand che dal 2016 ha sostanzialmente smesso di produrre vetture interessanti, o divertenti, qualora volessimo apparire più diplomatici. È stato infatti in quell’anno che la longeva dinastia della Lancer Evolution ha visto uscire l’ultima EVO X dai propri cancelli, mettendo la parola fine ad un amore rallistico che ha concesso agli appassionati di tutto il mondo di godere di uno dei modelli più entusiasmanti che si potessero guidare, nonché capace di far sfigurare supercar con il triplo dei cavalli e il quintuplo del prezzo di cartellino. Personalmente, come penso capiti a molti di voi che sfogliate queste pagine, mi trovo spesso a riflettere sulle sportive disponibili sul mercato del nuovo e mi domando dove siano finiti quei bei motori che tra turbo lag, affidabilità a dir poco precaria e infinite possibilità di elaborazione erano croce e delizia di una generazione di automobilisti del tutto orfana di quell’impostazione alla guida che era presa in prestito dal mondo dei rally e messa lì, disponibile per il tragitto casa-lavoro, alla fine di una giornata estenuante che in poche curve sarebbe stata capace di rimescolare budella e umore. Per il meglio, s’intende.
Basta con i giri di parole, intanto le cose non cambieranno e per fortuna, spulciando negli annunci è tuttavia possibile trovare un buon usato, magari il più stock possibile e portarsi a casa non solo un pezzo di storia, ma uno dei tasselli fondamentali per rendere il proprio presente e futuro motoristico un’esperienza migliore. Scoppiettio dallo scarico, possibilmente un tubo dritto che bruciacchia il paraurti posteriore, soffio della turbina e sbuffo del pop-off. E poi quel rombo misto tra metallico e gutturale, a metà strada tra i toni acuti di un 4 cilindri e le sfumature cupe di un terminale che profuma di fuori norma e benzina, la migliore che abbiate mai messo in un serbatoio per farla durare troppo poco tempo. La Mitsubishi Lancer Evolution, la nemesi della Subaru Impreza, è una delle auto più pure che possiate mai guidare, in grado di offrire ancora oggi prestazioni che assecondano un piede destro pesante e un fondoschiena che non ha paura di intraversare una tra le trazioni integrali di riferimento di ieri, oggi e domani.
Il “C’era una volta” in questione parte nel 1992, quando il brand decise di risolvere i problemi di stazza della Gallant VR4 introducendo nel mondiale rally la più compatta Lancer RS. Battezzata retroattivamente Evo soltanto con l’arrivo della seconda generazione, la Lancer RS era la rappresentazione definitiva del suo stesso concetto esistenziale: un’auto nata per correre, senza fronzoli o concessioni al comfort. Il 4 cilindri da 2-litri erogava la ragguardevole potenza di 250 cavalli, che distribuiti su entrambi gli assi mediante un cambio a 5 rapporti consentiva di tenere a fondo il gas su qualsiasi tipo di terreno. La velocità aveva un’altra forma ed era quella della nuova Mitsubishi da corsa.
Il celebre propulsore 4G63 accompagna quindi le successive generazioni come i tre volumi della carrozzeria, il vistoso spoiler al posteriore e appendici aerodinamiche che rendono immediatamente riconoscibile la Lancer Evo in mezzo a qualsiasi altra automobile. La squisita ricetta del divertimento non cambia, anche per restare ligi al regolamento imposto in ambito motorsport e così il 2-litri aumenta sensibilmente di potenza con il passare degli anni, andando però a variare profondamente quella che è l’erogazione e la coppia massima distribuita sulle quattro ruote. Si parla di intecooler maggiorati, ma anche di differenziale centrale attivo (Active Yaw Control), artefice di gestire e smistare la coppia sugli assi e offrire quindi una guida non soltanto efficace e performante, ma anche divertente e maledettamente coinvolgente. Sì, sto parlando della Evo IV (1996-1998), la generazione che anticipa i muscoli tirati poi a lucido dalla V e dalla VI, quelle definite più pure per la ruvidità trasmessa al guidatore e per prestazioni da autentica supercar (la Evo VI da 280 cavalli bruciava lo 0-100 km/h in appena 4,4 secondi). Ciliegina sulla torta il differenziale a slittamento limitato al posteriore che andava ad affinare l’handling già garantito da quello centrale. Se poi aggiungete la speciale livrea della Tommi Makinen Edition, non credo serva aggiungere altro.
Con l’arrivo del nuovo millennio e della Evo VII si assiste ad un arrotondamento delle forme, qualche chiletto in più sulla bilancia e due differenti versioni: RS e GSR. La prima era nuda e cruda, l’ideale per lo sviluppo di vetture da competizione, mentre la seconda era la controparte più civilizzata e che – nei limiti del possibile – non dimenticava la possibilità di essere utilizzata nel quotidiano. Inoltre venne introdotto un nuovo sistema che gestiva il differenziale a seconda della modalità di guida scelta tra Snow, Gravel e Tarmac. Con la VIII e la IX si assiste ad un costante aggiornamento tecnico-meccanico, ma la vera svolta è rappresentata dalla Evo X, che nel 2007 introduce un design completamento rinnovato e un nuovo blocco motore chiamato 4B11T4, un Turbo con gestione MIVEC delle valvole (come per la IX, per intenderci), sempre da 2-litri ma che arriva a erogare 295 cavalli e che può essere abbinato alla fenomenale trasmissione manuale o all’automatica con paddle al volante, entrambe a 6 rapporti. La Evo X impiega 6,3 secondi per scattare da 0 a 100 orari e nel 2016 segna la fine di un’era.
Adesso potremmo disquisire o anche litigare su quale fosse la migliore, con quale abbiate trascorso le serate più folli dei vostri anni di patente meno recenti, ma forse non saremo mai d’accordo. Il punto dove credo che non ci sia nessuno sguardo rivolto nella direzione opposta è invece il fatto che la Lancer Evolution è stata una tra le più belle magie del mondo automobilistico. È stata la supersportiva alla portata di noi comuni mortali, abbastanza pratica per ospitare 4 amici e qualche bagaglio per andare a cercare qualche strada isolata e fingere di essere Makinen. Se vederne una per strada quindici anni fa ti faceva girare la testa, adesso è da svenimento assicurato, anche perché nonostante una tutto sommato discreta affidabilità, elaborazioni sul limite dell’impossibile e aspiranti campioni del rally della sagra del cappero fritto hanno contribuito a rendere il parco circolante più magro rispetto a quanto sarebbe potuto essere se fosse stata la noiosa auto perfettina che ci vogliono rifilare oggi.
Il tipico cliente non avrebbe mai chiesto Apple CarPlay (che nemmeno esisteva) e spesso nemmeno l’aria condizionata. Ciò che contava davvero era dove doveva essere, sotto al cofano, sotto al telaio e usciva fuori da un terminale sempre più grosso di quanto sarebbe dovuto essere, in una sfiammata di benzina incombusta che sapeva farti sentire battere forte il cuore ad ogni accelerata. Accidenti, non era il cuore, ma lo scarico che sparava bombe come se non ci fosse un domani. Perdonatemi e soprattutto perdonate Mitsubishi per aver messo la parola fine. Ma forse è stata una scelta saggia, perché le sportive troppo addomesticate di oggi non avrebbero meritato quel nome là dietro. La Evo è magia, raccontatela ai vostri figli.